"In Europa ci sono già i presupposti per l'esplosione di un conflitto sociale. Questo è il seme del malcontento, dell'egoismo e della disperazione che la classe politica e la classe dirigente hanno sparso. Questo è terreno fertile per la xenofobia, la violenza, il terrorismo interno, il successo del populismo e dell'estremismo politico."

mercoledì 30 ottobre 2019

WhatsApp come strumento di sorveglianza di massa

Spyware e sorveglianza di massa: WhatsApp denuncia l’israeliana NSO Group

30 Ottobre 2019, di Fabio Fabbri, fonte Key4Biz



L’accusa è che la società israeliana abbia sfruttato una vulnerabilità in WhatsApp per spiare 1.400 smartphone, con il doppio scopo di infettare altri device appartenenti ad attivisti dei diritti umani, ma anche avvocati e politici, per raccogliere dati personali e sensibili.

Lo scorso maggio la notizia di WhatsApp “bucato” ha fatto il giro del mondo. Sfruttando un punto debole nella funzione di chiamata vocale, uno spyware denominato “Pegasus” ha sostanzialmente sorvegliato di nascosto un gran numero di utenti appartenenti a categorie di elevato profilo civile e politico. Le vittime della “spiata di massa” sono state soprattutto personalità impegnate nella difesa dei diritti civili, giornalisti, avvocati, attivisti, investigatori internazionali, movimenti e gruppi di opposizione politica, manager, imprenditori, organizzazioni della società civile e altre figure chiave attive nel settore.

Ora, si legge sul profilo LinkedIn di Nicola Vanin, esperto di Data Governance and Information security, WhatsApp ha annunciato che porterà in aula di tribunale la NSO Group, una società israeliana leader mondiale nella creazione di malware destinati a telefoni cellulari e dispositivi.
Secondo i ricercatori WhatsApp, infatti, dietro agli attacchi subiti nei mesi scorsi spunta proprio la NSO Group con i suoi server.
L’accusa è che la NSO ha volontariamente sfruttato una vulnerabilità per colpire circa 1.400 smartphone con un malware progettato per infettare allo scopo di condurre la sorveglianza su utenti specifici di WhatsApp. L’hacking, in sostanza, ha consentito a NSO Group e ai suoi clienti di spiare messaggi, email e telefonate, nonché le telecamere e microfoni dei dispositivi in questione.
La NSO, ha dichiarato sul Washington Post il vice presidente e product manager del Gruppo Facebook, Will Cathcart, “ha preso di mira almeno un centinaio di difensori dei diritti umani, giornalisti e altri membri della società civile in tutto il mondo“.
La società israeliana ha quindi avuto accesso ai server WhatsApp e li ha utilizzati al fine di emulare il traffico di rete legittimo e le chiamate di WhatsApp come parte delle operazioni per infettare i dispositivi di destinazione. Un lavoro considerato dagli esperti “di alto livello”, perché il codice dannoso era embeddato all’interno delle chiamate stesse.

La NSO si è sempre difesa affermando che il software incriminato (“Pegasus”) è stato venduto ad agenzie governative e forze dell’ordine di vari Paesi, che sono responsabili direttamente dell’uso che ne fanno. Sostenendo anzi di contribuire ampiamente alla lotta al terrorismo e altri reati odiosi, come la pedofilia in rete, proprio grazie a questa tecnologia.
Il dubbio è che tale presunta missione pro bono nasconda invece torbidi interessi, legati allo spionaggio internazionale, alla sorveglianza di singoli soggetti e/o organizzazioni, attive come detto nell’ambito della tutela dei diritti umani, e alla raccolta di informazioni sensibili senza alcuna autorizzazione, anche a scopo di ritorsione e minaccia.
Una storia, tra molte altre, di spionaggio ai danni di liberi cittadini, permessa da tecnologie di utilizzo quotidiano, i nostri device personali. Un argomento delicato, che andrebbe approfondito, soprattutto da un punto di vista giuridico, regolatorio e certamente culturale.
Un campanello d’allarme che suona da troppo tempo, sia per i Governi, sia per le stesse aziende tecnologiche, perché il solo fatto che esistano e vengano venduti regolarmente strumenti per la sorveglianza del prossimo è un fatto grave, una minaccia concreta alle libertà fondamentali di tutti noi.






 


lunedì 28 ottobre 2019

Stiamo assistendo alla nascita di un nuovo potere psichiatrico globale?


Perché la politica, i politici e i cittadini che fanno politica sono sempre più frequentemente rappresentati sui mass media e sui social media come pazzi fuori controllo?

Perché sempre di più il linguaggio politico si popola di termini che si pretendono tecnico-scientifici o metafore quali “patologia politica” o “salute politica” o, per citare un esempio recente, “politica del testosterone”?  In particolare perché applichiamo sempre più spesso psico-parole quali “narcisismo”, “patologia”, “salute mentale”, “socio-patia”, o “schizofrenia” a categorie sociali, economiche o politiche? E come mai le metafore e le analogie politiche fanno ormai costante riferimento a medicina, psicologia, o epidemiologia ?
Perché le idee vengono lentamente ma costantemente accomunate a pensieri malati? O la diffusione di idee politiche e non solo viene presentata sempre più in senso letterale come una epidemia, una diffusione virale, da fermare e da prevenire ?

Perchè il Presidente U.S.A. “l’uomo più potente del mondo” viene rappresentato come un pazzo?O blockbusters holliwoodiani come ‘Joker’ rappresentano il popolo e il cittadino sovrano come de-politicizzati, selvaggi, criminali e pazzi?
Il linguaggio "politicamente corretto" ha una funzione disciplinare e "ortopedizzante"? Se sì, come ?
Perché si stanno diffondendo allucinogeni, psichedelici e prodotti della cannabis su scala di massa e per ogni uso possibile e immaginabile, ‘terapeutico’ o meno?
Queste tendenze sono del tutto nuove o fanno parte di un'ideologia che viene da lontano?

Vi presento un recente talk al Royal College of Psychiatrists nella City di Londra che cerca di spiegare le nuove e prepotenti tendenze d’avanguardia come indispensabili elementi preparatori al passaggio verso una post-democrazia globale, anti-politica, digitale, essenzialmente tecnocratica e con ogni probabilità totalitaria.
Un percorso di apparente ‘liberazione’ che è invece il percorso della de-sovranizzazione di ciascuno di noi dalla propria razionalità:





Il video è provvisto di sottotitoli in Italiano o Inglese.

giovedì 17 ottobre 2019

Sull'indipendenza della Catalunya: Q.E.D.




Sopra: titoli dei giornali dell'ottobre 2019; sotto, la pagina 57 di "Uropia il protocollo Maynards":




Come funziona Stingray: il cell-site simulator che controlla il vostro cellulare (anche se non siete affatto terroristi)

ICE in New York has a spy tool to hunt undocumented immigrants via their cell phones
ICE is spying on cell phones and acquiring call records to hunt down undocumented immigrants, even in the supposed "sanctuary city" of New York.

UNIVISION 41, 17 OCT 2019 – 08:27 AM EDT

Federal immigration agents in New York City were permitted to use a powerful surveillance device called a “stingray” that spies on cell phones to track down an undocumented immigrant, according to court documents. His crime? Illegally re-entering the United States after being deported.
This marks the second time journalists have caught ICE using this controversial spy gadget in a deportation case during the Trump administration, showing how far the agency will go to advance the president’s zero tolerance policy on illegal immigration.
The stingray was initially perceived as a spy tool for hunting down terrorists, but in recent years it has been increasingly used -- in secret – by federal law enforcement and local police. This has sparked major privacy concerns.
In 2015, ICE established internal rules for using such an invasive technology “in furtherance of criminal investigations.” However, ICE considers it a sufficient crime if a person merely returns to the United States after being deported.
Univision 41 Investiga has closely examined a case in which ICE requested – and received – a federal judge’s permission to use a stingray to track down a Mexican man in Brooklyn. Federal agents had also secretly obtained his cell phone’s call records and location from Sprint, according to court records we discovered.
Valente Palacios Tellez, 33, is now in federal jail. On Wednesday, October 16, he was sentenced to a year in prison and awaits deportation proceedings.“I think it’s too much, because my brother isn’t a murderer. He’s not a terrorist,” said his older sister, who spoke to us on condition of anonymity because she fears reprisal from ICE.
Throughout Palacios Tellez’s criminal court case this year, the federal prosecutor never revealed that the government had resorted to spying on his phone. His own federal defense lawyer, Mildred Whalen, did not know ICE spied on his phone until Univision 41 Investiga contacted her in July.
Despite lengthy interviews, Whalen declined to comment on this piece. Palacios Tellez declined an interview from jail, fearing that it would affect his case and present a danger upon his return to Mexico.
As a result of our work, the office of Federal Defenders of New York in Brooklyn is now reviewing its criminal immigration cases to see if federal agents used stingrays without notifying defense lawyers.
The details of this case surprised Jerome Greco, a surveillance technology expert and attorney at the Legal Aid Society, which provides public defense to people accused of crimes in New York City.
“They are using it to track somebody down that they think could be deported,” he said. “The fact that we’re using such a powerful, invasive technology for a charge of that sort… is completely excessive and unnecessary.”
“It’s a slippery slope. The more instances we allow this to be used, the more accepted it will become,” he added.
Illegal entry
Palacios Tellez was 17 years old in 2003 when left his Mexican hometown near the city of Puebla to seek economic opportunity in the United States. He was caught trying to cross the border four times in the week before Thanksgiving that year. He succeeded on his fifth attempt and started to work construction jobs in New York City.
He started a family here, had a daughter, and worked six days a week for a nearly a decade, according to family members.
But an hour before sunrise on November 10, 2012, Palacios Tellez got into a drunk fight outside a restaurant on 5 th Avenue in Brooklyn. According to the police report, an NYPD officer saw him pull out a boxcutter and attack another man. The other man was sent to Lutheran Hospital with cuts on his wrist and arm.
Palacios Tellez was convicted of a felony, sentenced to two years in state prison, and he was deported in the summer of 2014.
But he managed to make his way back to Brooklyn, where he could see his teenage daughter. He continued to work in construction and met a new partner, Maria Cruz.
Then on February 3, 2019, Palacios Tellez got into another drunk fight and was arrested by NYPD. The charges were dropped, and the case was dismissed. But sealed court records obtained by Univision 41 Investiga show that an “ICE detainer” was placed on him, as the federal agency became aware that Palacios Tellez was back in the country.
ICE pursued the case, and a grand jury in Brooklyn secretly indicted him on March 19 for illegal re-entry. The indictment says little about his case, merely that he “was found in the United States.”
How they found him
ICE, using the address listed in his NYPD arrest report, tried to find him at his two sisters’ home in Brooklyn’s neighborhood of Kensington, according to court records. They stopped by the home every week in April, but he had already left and moved in with his girlfriend six miles away. They finally convinced one sister to turn over her cell phone, and on it they found one phone number listed under “Val.”

domenica 13 ottobre 2019

L'invasione turca dei territori curdi in Siria: si avvera la "profezia" di Uropia?



Sopra, titoli dei giornali dell'ottobre 2019; qui sotto, le pagine 57 e 58 del romanzo:



giovedì 10 ottobre 2019

Ancora sull'abolizione del contante e la sorveglianza totale: Laura Boldrini in TV




Evasione fiscale, Laura Bodrini: "L'unica via per combattere l'evasione è la tracciabilità: dobbiamo sapere chi spende e in che cosa, la carta di credito te lo permette. Dobbiamo dare degli incentivi a chi usa la carta di credito".


Falso: la tracciabilità non è l'unica via per combattere l'evasione fiscale.
Falso: dare incentivi a chi usa mezzi di pagamento tracciabili non è la stessa cosa che punire chi usa il contante o proibirne addirittura l'utilizzo.