Quello di Pietro Bargagli Stoffi è il romanzo distopico che ogni appassionato di cose dell'eurozona attendeva da anni; un libro coinvolgente e intrigante, capace di descrivere con incredibile lucidità tutte le storture presenti e (forse) future di questa Unione Europea.
di Federico Lordi, 14 giugno 2019
Europa, siamo al culmine degli anni ’20 del XXI secolo: l’Unione
Europea per come la conosciamo ha voltato pagina, smettendo i panni
dell’organizzazione a carattere sovranazionale per indossare quelli di un’unica
entità statale continentale. La deflazione salariale e la precarietà si
abbattono come flagelli sui popoli europei, l’informazione è compressa sotto il
torchio dei mass media e mentre molteplici attentati di matrice
terroristica sconvolgono il continente la libera circolazione di merci, persone
e capitali soffoca il benessere di una classe media in via d’estinzione.
Uno scenario egregiamente tratteggiato tra le pagine di “Uropia, il
protocollo Maynards” romanzo distopico nonché primo esperimento letterario di
Pietro Bargagli Stoffi. Il testo è un crogiuolo di suspense, tensione, colpi di
scena e soprattutto riflessione che trova in Andraş Pordan, temibile magiaro e navigato,
anzi navigatissimo uomo politico, il candidato di punta per la
presidenza di Europa, mostro burocratico fautore di una società a forte
trazione plutocratica, liberticida, soffocante, snervante, dove il panopticon
elaborato dall’ingegno di Bentham vigila costantemente sulle classi subalterne.
Il thriller scritto da Bargagli Stoffi scorre via piacevolmente
grazie al dualismo tra il grande progetto politico e macroeconomico di Pordan e
le vicissitudini del vero protagonista, Massimo Maffei, traduttore italiano
residente in pianta stabile a Monaco nonché grande amico del braccio destro di
Pordan, Matthew Maynards e del padre di quest’ultimo, Johnathan Maynards,
docente economico postkeynesiano e principale avversario politico
dell’ungherese. Il romanzo giustappone due differenti modelli di progetto
europeo, uno di chiara matrice ordoliberale teso a instaurare l’ordine
internazionale del mercato attraverso la sterilizzazione del conflitto tra
classi, l’altro più attento a temi sociali e a politiche tese al perseguimento
della piena occupazione. Maynards, docente di econometria presso l’università
di Monaco di Baviera (Goofynomics ha segnato un’epoca e riesce a
incidere in maniera evidente anche nell’ottimo romanzo di Bargagli Stoffi, come
d’altronde sottolineato dall’autore stesso) dà vita a un movimento politico
meglio noto come Uropia, frutto della crasi tra i termini “Europa” e “utopia” e
definita dal professore come “l’Europa che non esiste ma che vogliamo
costruire insieme”. È proprio in questo progetto politico che il continente
europeo ripone le speranze di costruire un argine in grado di contenere
l’ascesa di Pordan.
Maffei si ritroverà suo malgrado coinvolto nei biechi giochi del
potere politico ai massimi livelli, confrontandosi con la più grande prova cui
il nostro tempo ci sta sottoponendo: l’isolamento. L’autore è abile a plasmare
il mondo piccolo borghese del protagonista (gran parte della trama si sviluppa
nella Monaco di Baviera vissuta da giovani ricercatori e lavoratori italiani,
costretti a emigrare in Germania in cerca di miglior fortuna), circondato da
affetti e rapporti umani tenacemente restii a farsi travolgere dalla brutalità
del sistema politico-economico, accostandolo con agilità a manovre di palazzo,
scontri interni ai servizi e feroci dispute tra élites.
In Uropia la vulgata del complotto viene stravolta, ne sia indice la
mole di eventi che si intrecciano durante lo sviluppo della trama, circostanze apparentemente
irrealizzabili, che però si ritrovano a fare i conti con una realtà storica in
fieri, la nostra, particolarmente crudele nello sposare alcune tra le lungimiranti
(ahinoi) “suggestioni” inserite da Pietro Bargagli Stoffi nel suo
romanzo. Una lunga serie di quod erat demonstrandum che, ne siamo
certi, non rallegreranno l’autore. Citiamone uno, su tutti: saggiare la cura
con cui nel corso dell’opera viene snocciolata la grana Wikileaks
proprio nei giorni in cui Julian Assange riceve il trattamento infame
raccontato attraverso le
colonne dell’Intellettuale Dissidente negli scorsi giorni, è stato
particolarmente rattristante. Le 319 pagine di cui si compone il romanzo sono
dense di dettagli economici, sociologici, giuridici e in ultima istanza
politici tesi a contestualizzare l’impianto narrativo di Uropia, un intreccio
di fatti ed eventi che capitolo dopo capitolo spiazzeranno il lettore per l’abilità
con cui Bargagli Stoffi (che ha scritto questo testo a cavallo tra il 2016 e il
2017) centra, assai spesso, i più recenti snodi della politica europea.
L’isolamento, dicevamo. Il maggior pregio di quest’opera è
probabilmente l’impronta conferita all’evoluzione interiore del protagonista,
Max, ritrovatosi improvvisamente al cospetto della pesante macchina d’assedio
del potere politico, un mostro dai mille occhi fronteggiato dal traduttore
italiano accantonando i tratti distintivi dell’eroe epico e dotandosi del puro
istinto di sopravvivenza magistralmente descritto nel celebre saggio di
Christopher Lasch, L’io minimo. Max è un eroe Laschiano, un eroe
moderno, costretto a sopravvivere mentre la furia del panopticon di
Europa penetra la sua sfera soggettiva attraverso un costante (e snervante)
processo osmotico. Il protagonista assorbirà colpo su colpo gli sviluppi della
trama, specchio della degradante condizione in cui la classe media occidentale versa
al giorno d’oggi. Sopravvive chi incassa meglio dal momento che incassare è un
dogma.
Perché leggere “Uropia: il protocollo Maynards”? Probabilmente trattasi
del romanzo distopico che ogni appassionato di cose dell’eurozona
attendeva da anni, un esperimento coraggioso affatto banale e con il merito di
non scadere in una mera riproposizione in diversa salsa di grandi classici del
genere quali “1984” di Orwell o “Il mondo nuovo” di Huxley. Attraverso una
narrazione agile, snella e incalzante, l’autore mostra in questo suo primo
esperimento letterario di sapersi muovere con destrezza intorno a quel
sottilissimo limes che separa la finzione dalla realtà, un compito arduo
dato che al giorno d’oggi risulta sempre più complesso discernere la prima
categoria dalla seconda. In definitiva, possiamo definire “Uropia: il
protocollo Maynards” edito da Bibliotheka thriller, come un romanzo coinvolgente
e intrigante che sa alternare con sagacia momenti cruenti e scabrosi a passaggi
caratterizzati da senso di umanità, appartenenza e comunità. Un’ottima lettura
per veraci predatori della saggistica politica, economica e sociologica che
vogliano distrarsi senza rinunciare al loro pane quotidiano.
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