"In Europa ci sono già i presupposti per l'esplosione di un conflitto sociale. Questo è il seme del malcontento, dell'egoismo e della disperazione che la classe politica e la classe dirigente hanno sparso. Questo è terreno fertile per la xenofobia, la violenza, il terrorismo interno, il successo del populismo e dell'estremismo politico."

domenica 26 maggio 2019

L'onda lunga del terrorismo è ancora in corso

Gaiani “La minaccia del terrorismo islamico resta alta”

  • 26 maggio 2019
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  • di 
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  •  in AlzoZero






  • Link originale: https://www.analisidifesa.it/2019/05/gaiani-la-minaccia-del-terrorismo-islamico-resta-alta/

    Gli "Stati Uniti d'Europa", un destino ineluttabile? Dalle pagine di "Uropia il protocollo Maynards" alla realtà?


    Cosmopolitismo, universalismo e Unione Europea
    Di Redazione 26 Maggio 2019

    Di Andrea Zhok
    Oggi è apparso sul Manifesto un articolo della professoressa Roberta De Monticelli dall’impegnativo titolo: Nell’articolo De Monticelli, dopo aver lamentato la superficialità dell’attuale dibattito intorno all’Europa, rivendica una matrice filosofica alta come ispirazione e viatico del ‘progetto europeo’.
    Al netto del condivisibile sconforto per l’attuale campagna elettorale, si potrebbe obiettare subito come la contestazione all’odierno ‘europeismo’ non si muova di norma con riferimento a nobili istanze come l’idealità cosmopolita, ma con più prosaico riferimento ad un sistema ha prodotto una crescita europea stagnante, la deindustrializzazione di molti paesi (tra cui l’Italia) e una costante riduzione del potere contrattuale dei lavoratori.
    Ma fingiamo che tutto ciò non sia essenziale. Ipotizziamo che il tema siano Kant e Rawls e non la macelleria sociale greca. E continuiamo pure nell’equivoco per cui l’antieuropeismo sarebbe una proterva e irragionevole ostilità all’Europa – e non all’Unione Europea -, accettiamo protempore tutto questo e proviamo ad esaminare gli argomenti specificamente filosofici che vengono sollevati da De Monticelli.
    Due argomenti giocano un ruolo centrale.
    Il primo vede nell’Unione Europea
    “il vero e proprio cantiere di un edificio politico architettato dalla filosofia: cioè dall’anima universalistica del pensiero politico, che è almeno tendenzialmente cosmopolitica.”
    Il secondo specifica il carattere di questo ‘universalismo’ in opposizione all’accidentalità della nascita:
    “Cosmopolitica è (…) la forma di una civiltà fondata nella ragione (…). La domanda di ragione e giustificazione è quanto di più universale ci sia. (…) Esser nato in un deserto, o in una contrada afflitta da massacri e guerra, è un accidente: l’accidente della nascita. (…) Ogni ingiustizia si lega all’accidente della nascita.”
    1) Il primo argomento pone un’equivalenza tra cosmopolitismo e universalismo della ragione, concependo dunque il cosmopolitismo europeista come erede della tradizione filosofica nel suo nucleo portante, quello che riconosce l’universalità della ragione.
    2) Il secondo argomento qualifica tale universalismo opponendolo alla contingenza, e specificamente a quella particolare contingenza che è l’essere nato in un certo tempo e luogo, posto come base dell’idea di nazionalità.
    Sotto queste premesse, l’Unione Europea si presenterebbe come incarnazione dell’universalismo della ragione, volta a superare gli accidenti della nascita (e nello specifico gli accidenti che determinano l’identità nazionale).
    Nel prosieguo proverò a spiegare, in breve, perché ritengo che entrambe queste tesi contengano degli errori. Sono errori interessanti, come sempre sono gli errori filosofici, ma non perciò meno radicalmente fuorvianti e dannosi di errori più volgari.

    venerdì 24 maggio 2019

    Abusi di potere e pericolo per la libertà di espressione: non è un romanzo distopico

    Viewpoint: What Assange charges could mean for press freedom

    mercoledì 22 maggio 2019

    Geringverdiener: In der Niedriglohnfalle - Eine Kolumne von Marcel Fratzscher


    Ripropongo la pregevole traduzione di Voci dalla Germania di un articolo pubblicato il 17 maggio da Die Zeit:

    La trappola dei bassi salari

    Otto milioni di persone in Germania si guadagnano da vivere con un lavoro a basso salario, cioè per meno di 10.80 € lordi l'ora. Ad attenderli c'è una vecchiaia in povertà.

    La Germania ha uno dei più grandi settori a basso salario in Europa. Nonostante il boom dell'occupazione e la forte crescita economica, in questo paese un dipendente su quattro - circa otto milioni di persone - guadagna meno di € 10,80 lordi l'ora, vale a dire la soglia al di sotto della quale si percepisce un basso salario. A livello europeo la proporzione è di uno a sei. In Germania ad essere colpite sono soprattutto le donne, i genitori single, i tedeschi dell'est e i migranti.

    Ancora più deprimente è il fatto che per queste persone la mobilità sociale sia insolitamente bassa e che la stragrande maggioranza abbia poche possibilità di uscire dal settore a basso salario e di migliorare la propria condizione. Si tratta del risultato centrale di uno studio condotto da due dei miei colleghi del DIW di Berlino.

    La politica da tempo discute di come si possa riformare e migliorare il welfare state tedesco. Il governo federale sta mettendo mano al portafoglio per aumentare le pensioni dei redditi piu' bassi e per ampliare le prestazioni sociali - dai sussidi per l'alloggio, al miglioramento delle prestazioni per i genitori single.

    Il lavoro deve essere retribuito in maniera adeguata

    Ma la politica spesso si trova ad affrontare solo i sintomi di un problema che ha le sue radici da qualche altra parte, vale a dire nel mercato del lavoro e nel fatto che stranamente in Germania molti lavoratori percepiscono un basso salario orario. Chi percepisce un basso stipendio ha difficoltà a pagare l'affitto e dipenderà quindi dai sussidi per l'alloggio. Salari bassi implicano anche delle pensioni basse in età avanzata. A ciò bisogna aggiungere che molti in Germania lavorano part-time e hanno delle carriere lavorative discontinue.

    Se non si riesce a vivere del proprio lavoro, allora non bisogna sorprendersi se sempre più persone dipendono dai sussidi dello stato sociale. Ma allo stesso tempo lo stato sociale per il singolo individuo è sempre meno efficiente. Il lavoro deve essere adeguatamente remunerato sia per poter fornire alle persone una maggiore sicurezza e autosufficienza, che per alleggerire il peso che grava sullo stato sociale.

    I dati relativi al settore a basso salario tedesco sono preoccupanti: ci sono nove milioni di posti di lavoro a bassa retribuzione, di cui circa otto milioni sono lavori principali. In altre parole, otto milioni di persone devono guadagnarsi da vivere con questi bassi salari. L'argomento secondo il quale il fenomeno del basso salario colpirebbe principalmente i lavoratori part-time o gli studenti non corrisponde alla verità.

    La percentuale di coloro che a metà degli anni '90 lavoravano nel settore a bassa retribuzione era del 16% sul totale dei dipendenti, oggi è del 24%. Ciò non è dovuto al fatto che la mediana, cioè il valore di riferimento per i salari orari, sia cresciuta e le persone con un basso salario siano rimaste indietro. È vero il contrario: il salario orario reale della mediana degli anni '90 è cresciuto a malapena. La forte espansione del settore a basso reddito è  dovuta piuttosto ad una riduzione dei salari reali in quel terzo dei dipendenti con i salari orari più bassi. Dal 1995 ad oggi i salari reali del 10% dei dipendenti con i salari orari più bassi sono diminuiti del 10%. Al contrario, i salari reali del 50% superiore sono cresciuti in maniera significativa.

    Non bisogna dimenticare che l'introduzione del salario minimo nel 2015 ha contribuito a ridurre, almeno temporaneamente, il settore a basso salario. Anche per molti di coloro che all'epoca guadagnavano piu' del salario minimo iniziale di 8,50 euro lordi l'ora, il salario orario di fatto è aumentato. Questo miglioramento tuttavia sembra essere stato solo temporaneo, nel 2017 il settore a basso salario ha ripreso a crescere.

    Chi percepisce un basso salario? Sono soprattutto donne - il 28 % delle donne lavoratrici, il 17 % degli uomini. Inoltre, nel settore a basso salario si possono facilmente trovare il 40% di tutti i genitori single, il 30% dei dipendenti con un background di immigrazione, un terzo dei lavoratori dipendenti della Germania dell'est e le persone con un basso livello di istruzione.

    Lo studio mostra anche che fra i lavoratori con un basso salario, due su tre rimangono in questo settore a basso reddito anche nel medio termine. Ciò confuta la tesi di coloro i quali sostengono che molte persone riceverebbero un basso salario solo transitoriamente e che in seguito riuscirebbero ad uscirne. Basso salario come trampolino di lancio, per così dire. È vero il contrario, dal momento che sono pochissimi quelli che grazie ad una qualifica professionale riescono ad uscire dal settore a basso salario o a migliorare la propria situazione finanziaria. E per la maggior parte delle persone l'impiego a basso salario non è un secondo lavoro.

    Per la società e lo stato sociale questa mancanza di mobilità è un boomerang. Le persone che per un lungo periodo di tempo lavorano per un basso salario finiscono in una situazione di dipendenza permanente dallo stato sociale. Nel corso della loro vita lavorativa dipendono fortemente dai servizi sociali e in età avanzata dovranno subire un ulteriore taglio al loro tenore di vita, perché difficilmente potranno permettersi di fare della previdenza sociale integrativa e nel corso della vita lavorativa hanno acquisito solo i requisiti pensionistici minimi.


    giovedì 16 maggio 2019

    Eutanasia della Democrazia: la fantasia di "Uropia il protocollo Maynards" diventa realtà dei nostri giorni




    «Il fatto che voto io, mi da fastidio, che vale come quelli nati adesso. Arrivo io, magari un inglese incazzato e anziano, e decido»

    "Ripensare il suffragio universale. È in sostanza la provocazione lanciata dallo scrittore Erri De Luca che auspica venga tolto il diritto di voto agli anziani."

    http://www.radio24.ilsole24ore.com/programma/uno-nessuno-100milan/togliere-voto-anziani-180633-ACrLBHD

    martedì 14 maggio 2019

    WhatsApp: spyware israeliano infetta il telefono e ne prende il controllo


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    FALLA PER INSTALLARE SPYWARE

    WhatsApp, scoperto spyware che infetta con una sola chiamata. «Aggiornate subito l’app»

    –di Biagio Simonetta, Il Sole24Ore

    14 maggio 2019
    Una banale telefonata, alla quale non serviva neanche rispondere. Dall'altra parte della cornetta nessun umano, ma una macchina. Una macchina con compiti ben precisi: installare uno spyware. Così, una società israeliana, era in grado di bucare WhatsApp e la sua crittografia end to end che sembrava invalicabile.
    La storia è stata lanciata dal Financial Times, e ha trovato conferme direttamente da WhatsApp, con un portavoce che ha ammesso l'intrusione: «Questo attacco - hanno fatto sapere dalla società californiana - ha tutte le caratteristiche per essere legato a un'azienda privata che collabora con i governi realizzando spyware in grado di controllare le funzioni dei sistemi operativi degli smartphone. Abbiamo contattato diverse organizzazioni che difendono i diritti umani per condividere le informazioni in nostro possesso e siamo impegnati con loro per metterne al
    Perché uno spyware
    La sicurezza di WhatsApp, dunque, è stata minata da uno spyware, una tipologia di malware che infetta un device e ne prende il controllo. Tecnicamente pare essere, ad oggi, l'unico metodo per introdursi nelle chat di WhatsApp di qualcuno. La crittografia end to end, infatti, impedisce a chiunque di entrare in una chat fra due o più persone che non siano mittenti o destinatari. Il discorso cambia, però, quando entra in campo uno spyware, perché l'attacco in questo caso riguarda l'intero dispositivo.
    Pegasus e il ruolo di Israele
    Questa storia ha origine pochi giorni fa, negli uffici di WhatsApp. Negli uffici di Menlo Park, gli esperti di sicurezza scovano la falla, e il team degli ingegneri si mette immediatamente al lavoro per trovare una soluzione. Da quanto emerso, il problema ha riguardato (non si sa per quanto tempo) sia i device Android che quelli Apple (quindi con sistema operativo iOS). E il produttore dello spyware, chiamato Pegasus, è un'azienda israeliana che si occupa di cybersicurezza, la NSO Group. Quest'ultima, interpellata dal Financial Times, non ha negato la produzione di Pegasus, ma ha reso noto che lo spyware in questione è prodotto per uso esclusivo di agenzie governative e forze di polizia impegnate nella pubblica sicurezza e nella lotta al terrorismo: «In nessun caso – ha detto un portavoce della società israeliana - NSO è coinvolta nell'identificare gli obiettivi della sua tecnologia o nel suo utilizzo, destinato esclusivamente alle agenzie di intelligence e alle forze dell'ordine. NSO non ha mai voluto, né potuto, usare la propria tecnologia per prendere di mira persone od organizzazioni».
    Aggiornate WhatsApp
    È ancora troppo presto per capire quali siano i numeri di questa storia. WhatsApp può contare su più di 1,5 miliardi di utenti attivi in tutto il mondo. E potenzialmente questo spyware potrebbe averli infettati tutti, o solo poche decine. Molto dipende dall'utilizzo che ne è stato fatto. Anche per questo Facebook Inc (società proprietaria di WhatsApp) ha immediatamente messo a conoscenza dell'accaduto le autorità statunitensi. Di certo, le persone colpite dall'attacco, «potrebbero aver ricevuto una o due chiamate da un numero che non è loro familiare» hanno fatto sapere da WhatsApp. Un'informazione troppo generica per stare tranquilli. Anche per questo motivo, la stessa società californiana ha rilasciato in queste ore un aggiornamento di WhatsApp (sia per smartphone Android che iOS) in grado di contrastare Pegasus. Il consiglio, dunque, è quello di aggiornare WhatsApp immediatamente.
    Link originale: https://www.ilsole24ore.com/art/tecnologie/2019-05-14/whatsapp-una-falla-ha-consentito-l-installazione-spyware-smartphone-083749.shtml?uuid=AC5ViSC

    mercoledì 1 maggio 2019

    L'agonia della"Classe Media" nei Paesi OECD negli ultimi 30 anni

    Under Pressure: The Squeezed Middle Class


    "Middle-class households feel left behind and have questioned the benefits of economic globalisation. In many OECD countries, middle incomes have grown less than the average and in some they have not grown at all. Technology has automated several middle-skilled jobs that used to be carried out by middle-class workers a few decades ago. The costs of some goods and services such as housing, which are essential for a middle-class lifestyle, have risen faster than earnings and overall inflation. Faced with this, middle classes have reduced their ability to save and in some cases have fallen into debt. This report sheds light on the multiple pressures on the middle class. It analyses the trends of middle-income households through dimensions such as labour occupation, consumption, wealth and debt, as well as perceptions and social attitudes. It also discusses policy initiatives to address the concerns raised by the middle class, by protecting middle-class living standards and financial security in the face of economic challenges."




    Qui il testo completo della Ricerca dell'OECD sul decremento di reddito e potere d'acquisto negli ultimi 30 anni, Paese per Paese:

    https://read.oecd-ilibrary.org/social-issues-migration-health/under-pressure-the-squeezed-middle-class_689afed1-en#page1