Il romanzo sull’Europa del futuro:
libertà, democrazia e uno scorcio del messinese
Racconta una distopica
Europa del futuro, fa riflettere su libertà e democrazia e tocca
Letojanni e Mongiuffi Melia il romanzo Uropia, il protocollo Maynards, di Pietro
Bargagli Stoffi, pubblicato da Bibliotheka Edizioni a fine gennaio.
L’autore, nato
quarantatré anni fa a Pisa, si è laureato in Giurisprudenza presso
l’università della propria città, per poi trasferirsi all’età di ventinove anni
in Germania, dove è rimasto per dodici anni. Attualmente risiede in Svizzera,
e svolge l’attività di sales manager business development, occupandosi di
soluzioni sostenibili per il riciclaggio dei rifiuti dopo aver lavorato a lungo
nel settore del design automotive.
Pietro Bargagli
Stoffi ha lavorato all’opera tra la fine del 2016 e la fine del 2017. Autore di
alcune poesie giovanili, e fondatore e redattore di due giornali studenteschi
al liceo e all’università, non si era mai dedicato con impegno alla
narrativa. La spinta, in tal senso, è arrivata dalla moglie tedesca: “Temendo che potessi perdere dimestichezza
con la mia lingua, mia moglie mi ha suggerito di scrivere un libro, come fosse
la cosa più semplice del mondo. In realtà, oltre a suggerirlo, mi ha letteralmente
pungolato sull’argomento. In un primo momento non sapevo bene di cosa
scrivere, poi mi sono concentrato sugli argomenti che più mi interessano:
politica, economia, temi sociali. Ho l’abitudine di ritagliare gli articoli che
più mi colpiscono sulla democrazia, la libertà e il diritto, e a un certo punto
ho capito di avere abbastanza materiale per provare a rispondere a una
domanda: A che punto siamo con la democrazia nella nostra società attuale? Su
un’ipotetica scala da 0 a 10, dove lo 0 rappresenta la libertà assoluta e il 10
la dittatura, siamo davvero convinti di essere a 0? Oppure siamo a 2, a 3 o a
4? O magari non lo sappiamo?“
Deciso
l’argomento, Pietro Bargagli Stoffi ha capito quasi subito che avrebbe
utilizzato la forma del romanzo: “Ho
riflettuto davvero poco tra saggistica e narrativa, perché penso che per
riuscire nella prima serva un’autorevolezza che io, pur avendo studiato diritto
e essendone tutt’ora appassionato, non posso dire di avere. Inoltre, volendo
presentare un “cosa potrebbe succedere?”, un romanzo era più appropriato
di un saggio”.
Pochi dubbi, per
l’autore, anche su quale sia stata la parte più difficile della stesura
di Uronia, il protocollo Maynards: “Se non si è mai scritto un romanzo, le maggiori difficoltà
risiedono nell’immaginare un intreccio. Personalmente, ho immaginato chi
potessero essere i personaggi e come potesse funzionare la storia, ma non l’ho
poi sviluppata in ordine cronologico dall’inizio alla fine. Avevo davanti a me
una scena, che reputo molto importante, cioè la scena che vede il
protagonista alle prese con un tipo di tecnologia che permette di sorvegliare
in modo praticamente costante i cittadini”.
La tecnologia in
questione, realmente esistente, si chiama RF-Capture ed è stata
sviluppata nel 2015 da alcuni studenti del Massachusetts Institute of
Technology. Sfruttando le onde di qualsiasi router come un radar, permette di
rivelare la presenza di una persona all’interno di una stanza, ed è il tipico
esempio di una dinamica che può essere utilissima – pensiamo ad esempio al
monitoraggio di persone malate – ma che può anche ledere facilmente il
diritto alla privacy. “Sappiamo di
casi provati” ricorda l’autore, “in cui l’autorità pubblica ha utilizzato, in materia illecita, senza
l’autorizzazione da parte di un tribunale, della tecnologia per effettuare
sorveglianza su più persone”.
Uropia, il
protocollo Maynards compie un viaggio in avanti nel tempo di circa di
dieci anni – per la precisione, il presente del romanzo si può collocare
tra il 2026 e il 2027: “Nel presente
distopico della mia storia ho immaginato un’Unione Europea allargata a trenta
Stati, che hanno già deciso, a causa della crisi economica, dei continui
attacchi terroristici e delle ondate di populismo nazionalista, di rinunciare
alla propria sovranità nazionale per cederla allo Stato Federale Continentale.
Il romanzo percorre il primo anno, transitorio, del nuovo regime. Il presidente
della Commissione Europea, Andraş Pordan, occuperà l’ufficio temporaneo del
presidente d’Europa gestendo la transizione verso le prime elezioni
democratiche pan-europee, tramando al contempo per ottenere il potere
assoluto”.
Le misure
liberticide del nuovo governo spingeranno il protagonista, Massimo,
traduttore italiano nato e cresciuto a Monaco di Baviera, a lasciare la
Germania e raggiungere proprio la Sicilia, cui lo stesso Pietro Bargagli Stoffi
è legato dalle origini familiari: “Il
nonno materno, di cui porto il nome, è nato a Noto, mentre la famiglia di mia
nonna proviene da Calatafimi. Oltre a Noto, ho visitato Messina, Taormina,
Castroreale e altri centri siciliani. Quando ho capito che il protagonista del
mio romanzo doveva scappare dalla sua Germania, ho subito deciso di ambientare
quella parte della storia in Sicilia, nel messinese, nei comuni di Letojanni e
Mongiuffi Melia. Sono dei posti che ho visitato, e li ho reputati perfetti
affinché lui potesse nascondercisi per diversi mesi. Mi affascinava il contrasto che
si può trovare, soprattutto nei centri siciliani con un basso numero di
abitanti, tra diffidenza e accoglienza. Se si supera la prima si entra
davvero a far parte della comunità, venendo anche protetti, ed era quello che
serviva al mio Massimo”.
Con l’autore
trattiamo del rapporto tra l’attualità del nostro continente e la
dimensione temporale di Uropia, il protocollo Maynards: “Ovviamente scrivere un romanzo ambientato
nel futuro non significa essere un profeta. Come tanti maestri della
fantascienza – ramo che come il thriller può spesso raccontare delle distopie –
come Verne, Orwell, Bradbury e Huxley, ho cercato di immaginare un futuro
verosimile ma ci ho anche messo dentro dinamiche eccessive per colpire il
lettore. Naturalmente non ho la sfera di cristallo per dire come andranno le
cose in futuro; posso però affermare che, sapendo come vanno oggi, ho il timore
che possano peggiorare. È fondamentale che le persone tengano gli occhi aperti
e siano consapevoli dell’importanza della democrazia e dei diritti che tutelano
la libertà”.
La moglie di
Pietro Bargagli Stoffi, nonostante abbia il merito di aver spronato l’autore a
mettersi all’opera, non ha potuto leggere il manoscritto finito: “Non comprendendo perfettamente l’italiano,
per mia moglie non è stato possibile leggere il romanzo, anche se ha avuto la
fortuna” scherza lo scrittore, “Di godere di una versione orale, a puntate, che le ho proposto ogni
sera prima di andare a dormire. Mi sarebbe piaciuto scrivere l’opera
direttamente in tedesco, sia perché la storia è ambientata in gran parte in
Germania, sia perché i lettori tedeschi sono molto interessati agli argomenti
trattati, però bisogna riconoscere che, nonostante io parli tranquillamente il
tedesco, e anche oggi che vivo in Svizzera lavori parlando ogni giorno in
tedesco, la stesura di un romanzo è un’altra cosa. Per realizzarla avevo
bisogno di usare la mia lingua madre. Sarei felicissimo se il romanzo avesse
tanto successo da essere pubblicato anche in Germania, in modo che pure mia
moglie, la sua famiglia e i nostri amici possano leggerlo”.
L’autore ha già in
programma di presentare Uropia, il protocollo Maynards in Italia: “A fine aprile presenteremo il romanzo a
Pisa. Poi abbiamo in programma di organizzarne una a Roma, dove ha sede il mio
editore, e naturalmente mi piacerebbe molto poter svolgere degli incontri
anche nei comuni del messinese in cui è ambientata parte della storia”.
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