Già nel 2016 era stato introdotto anche in
Svizzera l'utilizzo di malware da parte delle autorità giudiziarie e
di polizia, ai fini di intercettare - decrittandole - le comunicazioni scritte,
audio e video attraverso internet dei cittadini elvetici, nell'ambito di un
processo penale per reati gravi.
I cosiddetti "trojan", ossia cavalli
di Troia informatici introdotti nei computer e nei telefoni cellulari dagli
ignari utenti, erano stati autorizzati dal combinato disposto della Legge
federale sulle attività informative (Lain, 2015) e della più recente Legge
federale sulla sorveglianza della corrispondenza postale e del traffico delle
telecomunicazioni (Lscpt, 2016).
Si scopre ora, grazie ad un'analisi condotta
dal Controllo federale delle Finanze, che sono da prevedere spese maggiori o
performance ridotte; secondo il CDF i costi operativi del monitoraggio
delle telecomunicazioni possono essere stimati solo approssimativamente, e già
nella scorsa primavera era risultato evidente che l'acquisto del programma
per la sorveglianza delle telecomunicazioni "GovWare" costerà più del
previsto (111,7 milioni di Franchi entro il 2021) e che non vi sarebbero stati
fondi sufficienti per la sua attuazione nella misura preventivata.
Il Dipartimento federale di giustizia e
Polizia (DFGP) stima un incremento dei costi di gestione del servizio da una
base di partenza di 10 milioni ad una spesa effettiva di circa 30 milioni di
franchi, senza che però sia stata risolta la questione del finanziamento di
questi fondi supplementari.
Legalizzato è l'utilizzo da parte dello Stato
di trojan "GovWare" - virus informatici che
sorvegliano le attività di un computer trasmettendone i dati ad una centrale di
sorveglianza governativa- rendendo possibile intercettare le comunicazioni che
utilizzano un protocollo VOIP (ad esempio Skype) e i cosiddetti "Imsi
Catchers", ossia dispositivi per l'intercettazione delle comunicazioni
telefoniche mobili, già utilizzati peraltro da alcune polizie cantonali.
La limitazione dell'uso di queste tecnologie
ai soli "procedimenti penali per reati gravi" lascia aperti però
molti interrogativi, come ad esempio cosa accade se un sospettato risulta poi
completamente innocente, e che fine fa il malware una volta raggiunto il suo
scopo: viene successivamente rimosso di nascosto, come era stato
introdotto? Oppure rimane attivo su tutti gli apparecchi
"infettati", vita natural durante?
Interessante a questo proposito le conclusioni
di Serena Tinari sul quindicinale Area della Svizzera
italiana:
"La nuova Lscpt amplia il ventaglio dei
soggetti obbligati a fornire su richiesta delle autorità i dati relativi alle
comunicazioni elettroniche che transitino per le proprie infrastrutture. Non
solo chi mette a disposizione spazio per siti internet e gestisca caselle di
posta elettronica, soggetti che la nuova legge sanziona con multe salate in
caso di non ottemperanza, ma anche aziende che abbiano una rete interna di
comunicazione (le cosiddette “intranet”) nonché alberghi, ospedali e persino
chi si ritrovi a possedere o gestire un collegamento senza fili alla rete cui
altre persone possano collegarsi: da quella di un’associazione culturale, fino alla
nostra w-lan domestica. Grazie alle nuove leggi, d’altronde, lo Stato ha il
diritto di intercettare anche le chat e le conversazioni via Skype.
Amnesty International definisce i
provvedimenti «gravi violazioni dei diritti fondamentali e del diritto alla
privacy» e il Commissario per i diritti umani presso il Consiglio
d’Europa ha inviato una lettera farcita di cortese inquietudine ai presidenti
del Consiglio nazionale e degli Stati. In particolare preoccupa la possibilità
di intercettare i flussi di dati che passino per l’estero allo scopo di
effettuare analisi di intelligence in base a parole chiave. Dato che quasi
tutte le comunicazioni svizzere, telefoniche e digitali, transitano per altri
paesi, l’intera popolazione sarà gioco forza sottoposta ad una silenziosa e
preventiva sorveglianza di massa. Basterà, insomma, fare una banale ricerca con
Google e utilizzare un vocabolo sospetto, per finire sotto la lente di
ingrandimento dei James Bond di casa nostra. Dulcis in fondo, le nuove regole
mettono a repentaglio il segreto professionale di categorie che lavorano in
ambiti sensibili come avvocati, personale medico e del mondo dell’informazione,
dato che non è previsto alcun meccanismo per proteggerne le comunicazioni.
La revisione totale della Lscpt si inserisce a
meraviglia nel quadro da Grande Fratello che la nuova legge sui servizi segreti
aveva anticipato e si fa fatica a rintracciare il principio di proporzionalità
nelle misure che le due leggi portano nel nostro ordinamento. Nonostante le
rassicurazioni del Consiglio federale e i distinguo delle Commissioni
parlamentari, il ricorso a metodi tanto invasivi non è limitato a reati gravi.
La giustificazione dei provvedimenti è il terrorismo nell’era digitale,
nonostante la Svizzera sia stata oggetto di minacce solo aneddotiche.
Uno stato dell’arte rassicurante che è
confermato dall’annuale “Swiss Lawful Interception Report”, il rapporto sulla
sorveglianza pubblicato dall’organizzazione Società Digitale, dove si legge che
in Svizzera lo Stato ricorre alle intercettazioni soprattutto nell’ambito di
inchieste per violazioni alla legge sugli stupefacenti (34,6%) e per reati
legati al patrimonio (21,1%). La sorveglianza serve ad indagini per terrorismo
nel 2,2 per cento, per organizzazioni criminali nell’1,6 per cento e per
pornografia e pedofilia nello 0,7 per cento dei casi.
Il Rapporto 2016 di Società Digitale, appena
pubblicato in tedesco nel sito www.digitale-gesellschaft.ch, mette inoltre in
rilievo le differenze fra le regioni del paese, consultabili anche in italiano
sotto forma di mappa interattiva. Ginevra è campione degli spioni: sorveglia
quattro volte più degli altri cantoni. Il Ticino ricorre ad intercettazioni nel
45,9 per cento dei casi per indagini legate alla droga, secondo solo a Friburgo
e Vaud. Da Airolo a Chiasso l’attività di sorveglianza riguarda quasi
esclusivamente la telefonia mobile e il costo delle operazioni nel 2015 ha
superato 1.430.000 franchi, cifra che colloca la Svizzera italiana al quinto
posto della top ten nazionale di quanti denari i cantoni spendano per misure di
sorveglianza." (www.areaonline.ch,
17.03.2016)
Notoriamente, le telecamere non hanno alcuna
funzione di prevenzione del terrorismo, ma possono al massimo servire per
ricostruire fatti purtroppo già avvenuti; sempre che, naturalmente, i terroristi
siano così sprovveduti da non coprirsi il volto.
Nel caso di terroristi suicidi, del resto, il
problema proprio non si pone.
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