RICONOSCIMENTO FACCIALE, L’ULTIMA FOLLE IDEA
DELLA SERIE A
Rivista CONTRASTI, Michelangelo Freda | 10.01.2020
L'ultima proposta della Serie A riguarda il
riconoscimento facciale. De Siervo, amministratore delegato della Lega, sembra
determinato.
“BIG BROTHER IS WATCHING YOU”: potrebbe essere
questa, visti gli ultimi sviluppi, la scritta che troveremo all’interno di ogni
stadio italiano. Luigi De Siervo, amministratore delegato della Serie A,
infatti ha presentato un pacchetto di iniziative per combattere il
razzismo utilizzando addirittura il riconoscimento facciale.
Non bastava l’ipocrita
campagna anti razzista promossa dalla Lega, con l’esposizione
dei tre primati realizzati dall’artista Simone Fugazzotto, subissata di
critiche provenienti da tutta Europa: adesso il massimo campionato italiano
vuole passare dalla teoria alla pratica – sigh! – e introdurre il face
detection all’interno degli stadi. L’ennesimo flop di una federazione che
si dimostra sempre più grottesca.
Anche all’estero, infatti, il tema del
riconoscimento facciale è stato (almeno per il momento) accantonato: proprio
nell’estate appena trascorsa fece scalpore la possibile introduzione di
questa tecnologia all’Etihad
Stadium, casa del Manchester City. La notizia, trapelata sulle
colonne del Guardian, venne immediatamente smentita dalla società dopo una
serie di dure proteste, online e offline, con cui i tifosi dei citizens
mostrarono senza mezzi termini il loro disappunto.
Anche i tifosi del Celtic hanno le idee chiare
al riguardo
Il Garante della Privacy dovrà esprimersi su
questa proposta che appare tremendamente invasiva per il libero cittadino
che si reca allo stadio. La materia è in via di sviluppo. Al momento esistono
delle regole molto rigide per la raccolta dei dati biometrici.
“Dovremmo avere l’autorizzazione del Garante
della privacy e così facendo i club potranno agire direttamente nei confronti
dei tifosi coinvolti.”
È difficile ipotizzare che il Garante della
Privacy conceda il proprio consenso alla Lega Calcio e alle società
sportive, ossia a dei privati, di raccogliere dati sensibili di questa portata.
È plausibile ipotizzare, invece, che tale controllo possa essere affidato alle
forze dell’ordine che avranno l’obbligo di non divulgare dati così
importanti.
Face recognition: un corto circuito tutto
italiano, insomma. Le nuove tecnologie ci porteranno ad assistere ad un
meraviglioso campionato distopico?
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